Agricoltura vulcanica, il suolo

Agricoltura vulcanica, il suolo

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Volcanic Agriculture of Europe è un progetto internazionale sostenuto dall’Unione Europea volto alla valorizzazione delle DOP Soave, Soave Superiore, Lessini Durello, Santorini e Monte Veronese, tutelate dai Consorzi di tutela italiani dei vini Soave e Recioto di Soave, del Lessini Durello, del Consorzio greco Union of Santorini Cooperatives – Santo Wines e dal Consorzio per la tutela del formaggio Monte Veronese.

Obiettivo di Volcanic Agriculture of Europe è promuovere, evidenziare e far conoscere ai consumatori le straordinarie caratteristiche di una viticoltura e una produzione casearia che fondano la loro differenza sull’origine vulcanica dei suoli. Terroir diversi e distanti anche migliaia di chilometri che hanno sviluppato una medesima propensione alla qualità, basata su simili caratteristiche pedoclimatiche, storia geologica, esposizioni e altimetria. Peculiarità che si ritrovano nelle DOP nate da queste aree e che si esprimono nella loro naturale tendenza alla persistenza del sapore, alla spiccata mineralità, alla longevità e all’incredibile complessità di gusti e profumi.

IL VULCANO

L’ambiente del vulcano rappresenta uno dei più difficili e preziosi “campi di applicazione” della millenaria dialettica tra uomo e natura, in un reciproco scambio di energie ed esperienze: la fertilità del terreno e la sua difficoltà nell’essere coltivato; la generosità degli elementi presenti nei suoli e le pendenze estreme, su cui millenni di schiene e mani si sono piegate per dissodare e costruire terrazzamenti, oggi parte integrante di un paesaggio di meravigliante bellezza. Su un terreno vulcanico nascono vini e prodotti intensi, persistenti, mai aggressivi il cui potenziale di invecchiamento è capace di esaltare fragranza, complessità e persistenza al palato. Questo perché l’azione della lava nel corso dei secoli ha saputo contrastare l’acidità minerale del terreno, generando terre che si prestano a produrre materie prime dalla qualità indiscussa.


 

IL  SUOLO

 

Spesso i vulcani sono vicini a faglie tettoniche importanti e sui bordi delle quali di norma i terreni sono molto eterogenei nella loro composizione chimica per la traslazione verticale degli orizzonti profondi verso la superficie. Analogamente vi sono suoli che si sono formati da eruzioni vulcaniche sottomarine e che sono il risultato della mescolanza di matrici vulcaniche con depositi marini, oppure suoli formati dai ghiacciai dove sono presenti molti massi erratici e componenti più fini di origine vulcanica. Le pendici vulcaniche sono molto spesso difficili da coltivare per la durezza delle rocce e  i loro dislivelli, tutto ciò rende la coltivazione di questi territori quanto mai eroica. Spesso la viticoltura che ospitano è il risultato di un lavoro secolare di modellamento delle superfici attraverso attività imponenti di terrazzamento che rendono questi paesaggi vere opere d’arte.

Le definizioni di “macchina o fabbrica della terra” che viene data ai vulcani nel mondo scientifico anglosassone si adatta perfettamente al ruolo che essi hanno avuto nella formazione del nostro pianeta. Si può affermare che la terra sia nata da una fase prolungata di imponenti esplosioni vulcaniche che non si sono mai esaurite anche se sono cambiate le cause che le hanno provocate (come ad esempio i fenomeni tettonici della crosta come conseguenza della deriva dei continenti), ma soprattutto si sono manifestate con intensità molto minori rispetto a quelle iniziali.

Di norma alla parola “vulcano” si associa l’immagine di una montagna di forma piramidale, spoglia di vegetazione, con la sommità coperta di neve e con un pennacchio di fumo. Sebbene questa sia una tipologia molto diffusa, numerose e diverse sono le manifestazioni di attività eruttiva che provocano la formazione di edifici vulcanici dalla morfologia molto diversificata. Senza entrare nel dettaglio di una ampia casistica, si possono citare, al fine di comprendere le tipologie di suoli che danno origine, le manifestazioni di tipo esplosivo che producono principalmente ceneri e pomici, che a causa della loro leggerezza non si accumulano lungo le pendici del vulcano, perché vengono disperse e sono preda dei fenomeni erosivi. I suoli che si formano da questi depositi di materiali piroclastici sono profondi, leggeri, non strutturati, poveri di sostanza organica, talvolta caratterizzati dalla presenza di scheletro che deriva dai lapilli e dalle bombe. I materiali piroclastici stratificati possono nel tempo consolidarsi e dare origine ai cosiddetti tufi, che nelle fasi successive di degradazione danno origine a suoli sabbiosi, grossolani, ricchi di elementi minerali. I vulcani invece che sono costituiti dalle colate di lava raffreddata presentano pendenze più accentuate e danno origine a suoli dal colore scuro, spesso superficiali, dalla lenta trasformazione in suolo agricolo, ricchi di argilla.

Esiste un rapporto molto stretto tra l’attività di un vulcano, le caratteristiche fisico-chimiche del magma, ed il suolo a cui darà origine. Questo perché i terreni vulcanici hanno genesi eterogenee. Il magma, da un punto di vista chimico, è un sistema estremamente complesso che cambia la sua composizione, oltre che per la sua origine, anche venendo a contatto con le rocce fredde in quanto i cristalli che si formano sottraggono al magma alcune delle sue componenti. Inoltre le condizioni di pressione e di temperatura influenzano la presenza di quantità significative di gas nel magma che possono provocare dei cambiamenti notevoli nelle proprietà del magma stesso.

Anche le condizioni di raffreddamento, ed in particolare la sua velocità, determinano profondi cambiamenti nella struttura delle rocce. Se il raffreddamento è lento, come nel caso delle risalite del magma, all’interno della crosta, le rocce si chiamano intrusive e presentano la formazione di piccoli ma visibili cristalli (es graniti). Se invece la risalita è veloce ed il raffreddamento avviene alla superficie della terra, la massa solida è vetrosa ed i cristalli sono molto piccoli. È questo il caso delle eruzioni esplosive. Chimicamente il costituente più rappresentativo dei magmi è la silice (dal 50 al 70 %), quindi l’ossido di alluminio, l’ossido di magnesio, di ferro, sodio, potassio e, dal punto di vista della reazione, possono essere basiche, acide e neutre a seconda del contenuto della silice stessa. Molto caratteristici sono i risultati dell’attività effusiva subacquea perché interessa la formazione dei suoli di Soave e di porfido dell’Alto Adige e della Valle di Cembra. Nell’ ambiente marino la pressione e la temperatura riducono la fase esplosiva, il raffreddamento è brusco e la superficie di contatto del magma con l’acqua è vetrosa. Si formano quelli che vengono chiamati i cuscini di lava, visibili in molte località della zona del Soave. I frammenti di questo strato vetroso si trasformano in un materiale giallastro, argilloso ricco di ossidi di ferro, spesso presente in molte zone vulcaniche.

Altro fenomeno molto particolare è quello che ha portato alla formazione dei colli Euganei, le cui prime manifestazioni eruttive, sono coincise con quelle dei Monti Lessini e del Trentino, nell’Eocene inferiore, circa 50 milioni di anni fa, mentre il secondo ciclo è avvenuto circa 20 milioni di anni più tardi con l’emissione di lava basaltica sotto le rocce sedimentarie del fondo marino che sono state sollevate in formazioni dette laccolite a forma di cupole coniche, intaccate dai fenomeni erosivi che hanno poi modellato l’attuale paesaggio dei colli Euganei.

Questa panoramica sui fenomeni eruttivi ha lo scopo di evidenziare la grande variabilità dei suoli che ne derivano. Le differenze tra i suoli vulcanici sono nella struttura fisica, dai più leggeri come quelli costituiti dalla pomice dell’isola di Salina ai più pesanti ed argillosi dei vigneti dei Monti Lessini e Soave, ai tufi di Montefiascone ed alle sabbie di Frascati, nella reazione, da quelli basici derivati dalla degradazione dei basalti, a quelli neutri e subacidi costituiti da poridi e graniti, rispettivamente di Terlano e della Gallura, da quelli ricchi di scheletro dell’Etna alle ceneri dei vigneti del Vesuvio. Molto importanti sono le differenze nella composizione chimica, per la presenza soprattutto del potassio e dei microelementi. Nessun altro suolo derivato da matrici calcaree o moreniche o metamorfiche ha una tale ricchezza di minerali.  I suoli costituiti o originati da vulcanoclasti ricoprono circa 124 milioni di ettari nel mondo. Questa tipologia di suoli ricopre quindi circa l’1% della superficie della Terra, fornendo però sostentamento al 10% della popolazione mondiale: questo dato esprime in maniera chiara il concetto di “fertilità” spesso attribuito alla terra dei vulcani in tutto il mondo.

In Italia si contano circa 17 mila ettari di viti che maturano su terreni vulcanici con una produzione che si aggira intorno ai 160 milioni di bottiglie. L’isola di Santorini invece, presenta 1200 ettari di “vigneto vulcanico”. A causa del clima molto secco le rese per ettaro sono piuttosto basse, arrivando a produrre circa 2,5- 3 tonnellate di uva per ettaro.

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