Dopo aver approfondito le DOP Soave, Soave Superiore, il loro terroir e i suoli, è giunto i momento di volgere lo sguardo leggermente più a nord, verso i Monti Lessini e la Lessinia, quella fascia di terre alte che si estende nella parte settentrionale a cavallo delle provincie di Verona e Vicenza.
È questa l’area su cui si sviluppa la DOP Lessini Durello, che idealmente può essere compresa da settentrione a meridione tra il comune di Schio e quello di Montebello Vicentino; e da est a ovest tra Costabissara e Badia Calavena. Le dorsali di collina che formano i Monti Lessini si innalzano dalla pianura padana, di tipo alluvionale, verso le Alpi, formando un altopiano frastagliato di valli, la cui silhouette aguzza svela immediatamente la natura vulcanica dei suoli.
I Monti Lessini, la cui viticoltura risale almeno al Medioevo, devono il loro nome all’antica zona della Lessinia, area delle Prealpi venete che giunge fino alla provincia di Trento il cui epiteto sembra risalire dal germanico medioevale Lees, «pascolo». Altri credono che possa invece derivare dal latino lixia da luxare, ovvero «disboscare rendendo una superficie liscia», adatta al pascolo. I Monti Lessini sono infatti caratterizzati da boschi, ma anche da ampie zone prative oggi in parte trasformate in vigneti e in parte dedicate all’allevamento delle vacche, il cui latte dà origine alla DOP Monte Veronese (di cui parleremo più avanti).
Un terroir vulcanico ad alta biodiversità
Il territorio del Lessini Durello, dicevamo, è prevalentemente vulcanico, originatosi tra i 50 e i 35 milioni di anni fa. L’arco montuoso-collinare è caratterizzato da suoli costituiti da rocce basaltiche e tufacee, che vengono solcate da torrenti, ciascuno dei quali dà origine ad una valle: Illasi, Tramigna, Alpone, Chiampo, tutte con orientamento nordovest-sudest, ovvero lunghe le linee di faglia presenti nella zona.
Altra fondamentale dimensione del paesaggio, che ha un profondo impatto sul vino, è l’ecosistema. La presenza di boschi e valli incontaminate, prati, campi coltivati, insetti impollinatori e predatori e microrganismi indigeni che vivono in simbiosi con piante specifiche locali, ha messo in luce come i Monti Lessini siano dotati di un’eccezionale biodiversità. La presenza di una riserva naturalistica come il Parco dei Monti Lessini, inoltre, ribadisce che la natura è una risorsa importantissima della zona, per tutte le attività connesse all’agricoltura, incentivando i produttori presenti a logiche rispettose e sostenibili.
La DOP Lessini Durello
Riconosciuta come denominazione nel 1987, la DOP Lessini Durello oggi è tutelata dall’omonimo Consorzio, nato l’anno seguente. Gli ettari vitati iscritti alla DOP sono circa 400 e raccolgono il lavoro di 35 produttori, per un totale di bottiglie che supera il milione e 200 mila. L’altitudine media dei vigneti è di 300 metri circa, con punte che arrivano anche a superare i 500: colline aspre e aguzze, che spesso hanno dovuto essere terrazzate, con pendenze estreme che danno origine ad una viticoltura eroica, condotta completamente a mano.
Vitigno principe del Lessini Durello è la durella, un’uva rustica e resistente, caratterizzata da buccia resistente, grappolo di media compattezza e, soprattutto, una grande vocazione alla spumantizzazione. Oltre il 90% della produzione di durella viene spumantizzata attraverso il metodo Charmat (autoclavi pressurizzate) o l’antico sistema del Metodo Classico (manuale, a rifermentazione in bottiglia sui lieviti).
Se il Lessini Durello Metodo Charmat è caratterizzato da una maggiore morbidezza e un quadro aromatico più fresco e luminoso, il Metodo Classico richiede al vino una permanenza sui lieviti di almeno 24 mesi, 36 se il vino vuole fregiarsi della menzione “Riserva”. Quest’ultimo è l’apice qualitativo del terrori vulcanico della denominazione e si esprime in un vino strutturato, pastoso e complesso, con un naso sempre fresco, note minerali perfettamente bilanciate da un bouquet complesso e affascinante.